Condotto degli Olmetti o della Selvotta

giugno 29, 2020

Quota 92 m. S.l.m.

Tipo: spèco

Epoca: etrusca

Anno: 700 a.C.

L’acquedotto conosciuto come ‘della Selvotta’ o ‘del Fosso degli Olmetti’ fa parte di un sistema di numerosi condotti idraulici di epoca etrusca che vennero realizzati nella zona intorno a Veio per regimentare le acque piovane e sorgive, bonificando il fondo valle. Lo studio di questo ipogeo rappresentò il primo tassello di una campagna esplorativa sugli acquedotti etruschi che vide una collaborazione con il Comune di Formello e Marco Placidi attuale Presidente dei Sotterranei di Roma. Partendo dalla cartografia esistente, il primo obiettivo fu quello di integrare la mappa con le nuove scoperte e con recenti informazioni riferite alle opere inedite. I primi studi riferiti a questa zona risalgono infatti al 1962-63 ad opera di Sheldon Judson e Anne Kahane della British School at Rome. Fu in quell’occasione che vennero realizzati i primi rilievi topografici dei condotti sotterranei e vennero censite ben 48 opere distinte, riportate fedelmente sulla carta archeologica realizzata dalle due studiose. L’acquedotto della Selvotta è un’opera sicuramente etrusca e, nonostante i suoi oltre 2500 anni, ancora oggi funziona egregiamente garantendo un’ottima portata d’acqua per tutto l’anno. Venne scavato completamente nel tufo con una pendenza quasi costante che permettesse all’acqua di scorrere ‘a pelo libero’ (cioè per gravità) fino al punto del suo utilizzo finale. Il condotto nel passato sfociava in un grande bacino idrico che fungeva da vasca di decantazione e da serbatotio di testata di un successivo schema di distribuzione delle acque attraverso canali, uno dei quali in direzione della stessa Veio. La lunghezza di questo condotto adduttore non è ancora nota con precisione ed è stimata in circa 4 chilometri, per la maggior parte dei quali con una sezione perfettamente rettangolare e con volta a cappuccina, mentre nella parte terminale (circa 20 – 25 metri dal punto di sbocco) la sezione diventa grossolanamente ellittica, quasi sicuramente a causa dell’erosione dell’acqua. Al punto di uscita dell’Acquedotto della Selvotta Punto di sfioro delle acque. il tratto sopra è eroso e quello immerso intatto. Attualmente l’acquedotto sfocia nel torrente con una cascata di circa quattro metri. Nelle vicinanze alcuni blocchi tufacei perfettamente rettangolari giacciono su un prato e costituiscono parte della muratura superstite di una grossa diga. Infatti, cercando ulteriori indizi ed elementi esterni, poco più a sud è stata ritrovata anche un’altra muratura in sito costituita da blocchi identici a quelli del prato ed infine, sempre nella stessa direzione, è stata finalmente individuata la cava di tufo, probabile origine del materiale di cui è costituita la diga, con un blocco ancora in sito nel letto del torrente, completamente intagliato ma mai cavato. L’ipotesi è quindi che in questo sito sia stato realizzato un vero e proprio sbarramento idraulico costituito da blocchi tufacei a secco, ai quali vennero poi addossati materiali di pezzatura minore come terreno, fogliame ecc. per formare una muratura impermeabilizzata a delimitare un lago artificiale. Si tratta sicuramente di uno tra i più antichi e complessi sistemi di opere idrauliche e dell’unico caso attualmente noto di un’opera etrusca di sbarramento. Si prevede quindi in futuro di rilevare ed esplorare gli altri condotti idraulici che si diramano dal bacino, cercando di riportare ‘alla luce’ questo complesso sistema, assolutamente inedito ed unico nel suo genere.


La formazione dovrebbe fornire anche “innovazione per la mente”, non soltanto innovazioni tecnologiche

Maggio 12, 2020
Il problema non è solo il sentirsi inermi di fronte a delle decisioni che si prospettano, oggettivamente rischiose per il futuro della Scuola. Mi rivolgo ai docenti quando si parla di formazione, mi insegnate che si tratta di lavorare con le menti degli alunni, e la formazione dovrebbe fornire anche “innovazione per la mente”.

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La sindrome di Procuste

marzo 11, 2019

Il mito greco di Procuste narra che questo personaggio era un locandiere che gestiva una taverna fra le colline di Attica. Lì, offriva alloggio ai viandanti, nascondendo la sua vera natura, tutt’altro che amichevole.

Procuste possedeva un letto dove invitava tutti i viaggiatori a coricarsi. Durante la notte, quando i malcapitati dormivano, ne approfittava per imbavagliarli e legarli. Se la vittima era più alta e piedi, mani e testa le sporgevano dal letto, procedeva a tagliarli. Se la persona era più bassa, la stirava, rompendole le ossa per far quadrare le misure.

Questo personaggio oscuro perpetrò le sue azioni macabre per anni, finché non giunse un uomo molto speciale: Teseo. Come sappiamo già, questo eroe aveva acquisito fama per aver affrontato il Minotauro dell’isola di Creta e per esser diventato in seguito il re di Atene. Si narra che, quando Teseo scoprì ciò che quel sadico faceva di notte, decise di sottoporre Procuste allo stesso supplizio che imponeva a tutte le sue vittime.

Da allora, si è diffuso un avvertimento a titolo di proverbio che recita quanto segue:

“Fa’ attenzione, ci sono persone che, quando vedono che hai idee diverse o che sei più brillante di loro, non ci pensano due volte a metterti sul letto di Procuste”

Chi è affetto da sindrome di Procuste ha un’invidia aggressiva celata nei confronti degli altri in ambito affettivo, sportivo, politico o lavorativo.

Quando si trovano di fronte ad una persona brillante, intraprendente, creativa e in grado di superarli in più di un aspetto, non esitano a escogitare mille stratagemmi e vili sotterfugi per annullarla, umiliarla e relegarla in un angolo dove smetta di essere “un rischio” e/o dove non può intaccare il loro sentirsi inferiori.

Finché, come nel mito, non arriva il Teseo che punisce il Procuste della situazione, Teseo può essere la persona stessa che è vittima e ribalta il suo ruolo.

Roberto Cavaliere Psicoterapeuta


I miei Sport nel tempo

gennaio 27, 2019

Ginnastica

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Regolarità automobilistica

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Sci slalom, slalom gigante, discesa libera


Bauman: “Le emozioni passano, i sentimenti vanno coltivati”

agosto 10, 2018

Amarsi e rimanere insieme tutta la vita. Un tempo, qualche generazione fa, non solo era possibile, ma era la norma. Oggi, invece, è diventato una rarità, una scelta invidiabile o folle, a seconda dei punti di vista. Zygmunt Bauman sull’argomento è tornato più volte. I suoi lavori sono ricchi di considerazioni sul modo di vivere le relazioni: oggi siamo esposti a mille tentazioni e rimanere fedeli certo non è più scontato, ma diventa una maniera per sottrarre almeno i sentimenti al dissipamento rapido del consumo. Amore liquido, uscito nel 2003, partiva proprio da qui, dalla nostra lacerazione tra la voglia di provare nuove emozioni e il bisogno di un amore autentico.
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c’era una volta il Laceno

luglio 28, 2018

C’era una volta una località amena in provincia di Avellino dove il turismo fioriva. C’era un luogo in alta montagna, una delle più alte vette dell’Irpinia Felix, che si chiama Laceno. In provincia di Bagnoli Irpino è un altopiano che un tempo aveva anche un grande lago. Ma, c’era. Sì, c’era!

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