La mascherina, questa sconosciuta

Ci è accaduto ieri nella libreria del centro commerciale, dove per entrare è obbligatorio indossare la mascherina.

Una signora ci si è piazzata vicino, troppo vicino, ci aveva anche spintonato, mentre altri erano educatamente in attesa, per avvicinarsi all’espositore della zona narrativa per ragazzi, al nostro fianco. La mascherina la indossava, ma sotto il mento.
Le chiedo educatamente, dopo aver tollerato lo spintone senza neanche un minimo cenno di scuse, se poteva indossare appunto correttamente la mascherina.
Mi risponde che non era obbligatoria.

Le ricordo ancor più educatamente che si trovava all’interno del centro commerciale, dove era entrata accettando la regola che la obbligava a mettere correttamente la mascherina ovunque si trovasse all’interno del complesso, ed a maggior ragione a tenerla in un negozio ed in uno spazio angusto, in prossimità di altre persone.

Lei di tutto punto inizia ad alzare la voce, sostenendo che effettuava regolarmente il test sierologico ogni 2 settimane, che era sana come un pesce, digrignando fra i denti e farfugliando bestemmie forse miste a frasi per sottolineare di avere il sangue blu, di essere discendente di razza ariana, che lavorava chi sa dove … che aveva amicizie altolocate.

A questo punto, inebriato da queste sue elucubrazioni, che mi arrivavano come nuvolette di fumose parole, come evanescenti bolle di sapone gonfie di non senso … faccio un bel respiro per rasserenarmi, tranquillamente memore degli insegnamenti opinionistici del Grande Capo Estiqaatsi !

Per cui, proprio pensando alla traslitterazione italiana del personaggio radiofonico di Lillo e Greg … “E sti’ cazzi”… speravo che la Signora avesse intenzione di fumare il mio stesso kalumet della pace ed entro pochi istanti mettere la mascherina, a prescindere dalle sue rimostranze.
Non faccio in tempo a pensare di volerle far notare che, sebbene avessi tollerato la sua tracotanza nel guadagnare lo spazio scalzandoci via, non ero più disposto a sentirla ancora parlare emettendo droplet, potenzialmente venefici, in testa a mio figlio che le stava più vicino, che le mie parole, che stavo per pronunciare, vengono, fortunatamente per lei, interrotte da quelle di mia moglie.
Lei, Enza, senza neanche degnarla di uno sguardo, le ricorda nuovamente che in quel luogo vigeva l’obbligo di indossare sempre e ovunque la mascherina, e che per azioni analoghe di noncuranza è successo ciò che è successo nel mondo, cagione anche di tanti decessi.

Così Enza, assurta anche lei a paladina della verità, non solo per il suo essere Bilancia, o per aver ribadito ulteriormente l’oggettivo stato dei fatti, riceve in risposta delle sbiascicate scuse dalla signora, che però, alzandosi controvoglia la mascherina sul naso, mugugna ancor più battagliera, accusando mia moglie di voler cercare rogne e di voler attaccare briga.

Ora, per chi conosce la mia dolce metà, può ben immaginare il colore dell’aura che l’ha circondata in quell’istante, che si sprigionava dal suo 3° chakra, quando ha dovuto sentire l’ennesima assurdità fuori luogo…

Mi preparai ad assistere alla trasformazione di Hulk, versione femminile, prefigurandomi già l’estrazione delle unghie retrattili a smalto semipermanente di Enza, affilate come lame di Toledo, già scintillanti di quel rosso intenso, color del sangue… che di lì a poco avrebbe potuto scorrere copioso…

Il silenzio delle persone che ci circondavano e che avevano volto lo sguardo verso quell’angolo della libreria, annunciavano, come nuvole nere che si addensano prima di una tempesta, che stava per scatenarsi un putiferio.
Con la coda dell’occhio mi era anche parso di vedere un tizio avvicinare a sé sua figlia, cingendole la testa col braccio, quasi a chiuderle le orecchie per evitarle di sentire potenziali triviali alterchi, ed un’altra prendere dalla borsa il cellulare, forse per tenersi pronta a contattare le forze dell’ordine … o al peggio un’ambulanza.

Ma meno male, l’ultima frase di mia moglie ha raggelato i bollenti spiriti della signora, evitando che volassero caldi scalpi con attaccate ciocche di capelli sanguinanti.

Gettata nella più miserrima vergogna dalla lapidaria frase di Enza: “signora, non cerco rogne, ma rispetto per i vivi che le stanno intorno e per i morti che tutti abbiamo pianto” ella tacque !

Ed anche i signori, che avevano ascoltato ed assistito al singolar tenzone, fermi in fila nella zona libri horror, ebbero il loro truculento finale…
Già. Una goccia di sangue scorse comunque, tingendo di rosso la mascherina della malcapitata, poiché si dovè mordere le labbra da sola all’affondo verbale subito.

Caro le costò lasciare la libreria con la coda fra le gambe, al pubblico ludibrio di quella sua imperdonabile e superficiale disattenzione.
Speriamo abbia imparato la lezione Enza .

Lascia un commento